«Accompagnare la persona con disabilità a sviluppare il più possibile un ampio ventaglio di desideri, progetti ed obiettivi, punti di arrivo, modelli da copiare (fare come i compagni di scuola, come i fratelli, i genitori, gli insegnanti)… perché il desiderio di una meta fa muovere il viaggio»
Pavone M., 2010
Con il DSM-5 (2013) il termine ritardo mentale è stato sostituito da quello di “disabilità intellettiva” e oltre al criterio del Quoziente Intellettivo (QI) che si deve discostare dalla media di due deviazioni standard, perché si possa parlare di disabilità, vi deve essere un deficit del comportamento adattivo. Quindi questi bimbi e ragazzi solitamente presentano autonomie concettuali, quotidiane o di socializzazione ridotte significativamente rispetto ai pari.
Per i bambini di età inferiore ai 5 anni non è indicato fare una diagnosi di disabilità intellettiva e il DSM-5 prevede una diagnosi di ritardo globale dello sviluppo in cui devono essere presenti significativi ritardi nello sviluppo.
Il DSM-5 descrive 4 gradi di gravità: lieve, moderata, grave, estrema.
Le cause della disabilità intellettiva possono essere biologiche genetiche, biologiche non genetiche: metaboliche, da danno perinatale (complicazioni del travaglio, traumi del parto, distress respiratorio), infezioni materne in gravidanza o esposizioni ad agenti chimici o fisici dannosi, cause ambientali.
Tra le cause genetiche la più conosciuta è la sindrome di Down, tra le sindromi più comuni e più studiate che comportano disabilità intellettiva troviamo la sindrome di X fragile, di Williams, di Prader-Willi, Angelman, di Rett, 5p, Cornelia de Lange.
In alcuni casi non è possibile individuare la causa della disabilità intellettiva.
Questi bambini rappresentano circa il 3,1% degli alunni della scuola primaria e il 3,8% (secondo fonte ISTAT 2015) solitamente frequenta la scuola con l’insegnante di sostegno e, talvolta, con l’educatore in virtù delle tutele scolastiche previste dalla legge 104/92.
Come in tutte le categorie diagnostiche anche nella disabilità intellettiva vi è un’ampia variabilità interindividuale e per poter intervenire precocemente sullo sviluppo del pensiero, dei processi cognitivi e di apprendimento e nella vita quotidiana è necessario delineare tramite un’equipe multidisciplinare un profilo di funzionamento del paziente.
Il dato del QI da solo ci dice unicamente dove si colloca l’individuo nella curva normale (rispetto alla media), ma ci dice poco o nulla su come funziona il soggetto in ambito scolastico, familiare e sociale. Durante la valutazione cognitiva a neuropsicologica che si svolge sempre in equipe multidisciplinare al centro vi sono soprattutto gli aspetti qualitativi che ci indirizzano e nel trattamento e hanno un’importanza maggiore per la prognosi a lungo termine.
Se si hanno dei dubbi circa lo sviluppo cognitivo del proprio bimbo si può effettuare una valutazione neuropsicologica e del funzionamento adattivo allo scopo di individuare lo stadio di sviluppo del bambino per potersi poi collocare nella sua zona di sviluppo prossimale ed essere ponte per lo sviluppo di nuove competenze.
Spesso si pensa che il bambino con ritardo abbia un rallentamento nello sviluppo, ovvero che il bambino sia indietro in tutti gli ambiti in modo omogeneo. In realtà anche i bambini con queste difficoltà presentano dei punti di forza e dei punti di debolezza ed esempio possono avere difficoltà nel linguaggio, ma non a livello motorio ecc. Spesso inoltre, erroneamente, si pensa che poiché il bambino ha un “ritardo” non si possa fare niente per aiutarlo.
In realtà più precocemente riusciamo a individuare le difficoltà più è possibile definire interventi riabilitativi specifici e allestire interventi di supporto negli ambienti di vita (es. scuola e famiglia) per garantire al bambino un percorso che tenga conto del suo potenziale di sviluppo.