Contrariamente a quanto si può pensare, lo psicodramma è un metodo psicoterapeutico non drammatico.
Lo psicodramma è una forma di psicoterapia che, con la sua “drammatizzazione” (in greco, “dramma” si riferisce al teatro), il suo uso della recitazione, i suoi riferimenti espliciti al corpo e alla messa in movimento consente l’espressione e il trattamento di alcuni processi psichici difficilmente accessibili altrimenti.
Oggi lo psicodramma vie sempre più utilizzato con adulti, adolescenti, bambini …
È una pratica ben consolidata tra i metodi di terapia di gruppo. Questo approccio ci consente di mettere in scena il nostro mondo interno con tutta la sua ricchezza e complessità. È particolarmente indicato per bambini e preadolescenti perché il gioco permette di affrontare e trasformare ansie difficili da verbalizzare, o vissute come troppo minacciose in altri contesti terapeutici. La messa in scena della propria esperienza alla presenza degli altri favorisce così lo scambio e la condivisione all’interno del gruppo. Lo scopo dello psicodramma è rafforzare l’attenzione dei bambini e dei preadolescenti verso il loro mondo interiore e offrire loro una migliore comprensione di come funziona. Favorire l’accesso all’immaginazione e al gioco evidenziando il loro potenziale creativo. Dare ai bambini e ai preadolescenti, che incontrano difficoltà nei rapporti con gli altri, l’opportunità di fare esperienze diverse all’interno di un gruppo protetto dalla presenza di un terapeuta che garantisce un ambiente sicuro.
APPROCCI ALLO PSICODRAMMA
I modi principali di fare psicodramma corrispondono allo psicodramma diagnostico, educativo e terapeutico.
Lo psicodramma diagnostico viene utilizzato ai fini dell’indagine psicologica di un gruppo o di un individuo. Chiedendo a un bambino di rappresentare una scena reale del suo passato o presente o una determinata scena di vita, per lui significativa, è possibile esplorare diversi aspetti specifici della sua personalità: situazioni e problemi personali, comportamenti usuali, mondo immaginario, le sue percezioni delle persone che lo circondano e di sé, atteggiamento nei diversi ruoli che si trova a vivere quotidianamente, grado di spontaneità, etc.
Lo psicodramma educativo viene utilizzato per scopi educativi o rieducativi e si riferisce principalmente all’educazione alla spontaneità e all’assunzione dei diversi ruoli.
Lo psicodramma terapeutico mira al “benessere” della persona e promuove lo sviluppo di un “saper fare”, perché riducendo i conflitti (dissonanze) tra i diversi ruoli e prendendo coscienza dei ruoli che l’individuo ricopre nell’interazione con gli altri, riesce a sviluppare comportamenti più adeguati nelle situazioni di vita quotidiana. A seconda dell’obiettivo, lo psicodramma può assumere forme diverse.
Queste forme possono essere concettualizzate lungo un continuum di intervento: dallo psicodramma diagnostico (o esplorativo) allo psicodramma terapeutico, incluso lo psicodramma educativo e rieducativo.
TECNICHE DELLO PSICODRAMMA
Poiché l’essenza dello psicodramma si trova nell’azione, la maggior parte delle tecniche utilizzate nello psicodramma si applica durante la fase della messa in scena, quando c’è un gioco psicodrammatico. L’obiettivo di ogni tecnica psicodrammatica è la manifestazione della spontaneità per consentire all’individuo di diventare creativo, di parlare all’Io: un Io bambino e un Io adulto.
- Inversione di ruoli
Una delle principali tecniche di psicodramma. È sia una tecnica che un principio strettamente legato al concetto di incontro perché promuove l’esercizio dell’empatia consentendo di superare l’egocentrismo nelle relazioni interpersonali. Nel corso dell’azione si verifica un’inversione di ruolo quando il terapeuta chiede a due partecipanti di cambiare reciprocamente ruoli, luoghi e situazioni. Si tratta di cercare di essere l’altro, di incarnarlo nella sua pelle, nel suo carattere, nei suoi sentimenti, nel suo atteggiamento fisico, nel suo modo di essere. - Doppio
Il doppio (un membro del gruppo) si pone alle spalle del protagonista ed esprime i sentimenti, i pensieri o le sensazioni che egli prova e/o sente appartenere al protagonista e che quest’ultimo non osa esprimere a se stesso o affidare al gruppo: rabbia repressa, ansia paralizzante, senso di colpa o vergogna, etc. Prima di addentrarsi nella scena avviata da quello che è stato nominato dal doppio, il regista deve controllare se il protagonista è d’accordo con quanto è stato doppiato, cioè assicurarsi che abbia senso per lui . - La tecnica dello specchio
Un io-ausiliario (un membro del gruppo) rappresenta l’immagine corporea e sociale così come la vita inconscia del protagonista; lo mostra come in uno specchio, allo stesso modo in cui lo vedono gli altri membri del gruppo. La tecnica dello specchio viene utilizzata quando il soggetto non è in grado di rappresentarsi con parole o azioni. - Il soliloquio
La tecnica con la quale al protagonista viene chiesto di dire ad alta voce i propri pensieri segreti o i propri sentimenti repressi. Ad esempio, nella situazione in cui il protagonista veste i panni di un bambino molto oppositivo e dovendo incontrare il direttore della scuola, dopo essere stato richiamato per un comportamento scorretto, il terapeuta chiede al bambino di verbalizzare ad alta voce ciò che sente (vissuti, emozioni, sensazioni) prima di incontrare il suo direttore. - Il coro
A tutto il gruppo o a un sottogruppo di partecipanti (io-ausiliari) viene chiesto di ripetere in eco e in coro alcune frasi o parole chiave del protagonista. Questa tecnica ha l’effetto di amplificare i sentimenti, le sensazioni e i pensieri del protagonista. Come il coro della tragedia nel teatro greco, il pubblico (coro) in cerchio fa da cassa di risonanza di vissuti, emozioni dell’attore protagonista. - La scultura
Attraverso una scultura umana composta dai membri del gruppo, il protagonista può rappresentare simbolicamente una situazione per lui problematica, ad esempio la costellazione familiare da cui proviene. Il regista può chiedergli di mettersi all’interno della scultura per iniziare una drammatizzazione. - Interpolazione delle resistenze
Questa tecnica consiste nel chiedere all’Io ausiliario di giocare (recitare la parte) in modo diverso da quanto si aspetta il protagonista. Questa tecnica è una funzione della realtà, perché rappresenta le resistenze reali alle aspettative che ciascuno di noi incontra nella vita quotidiana. In termini psicodrammatici, questa tecnica consiste nel confrontarsi con le aspettative del ruolo del protagonista.