COS’È LO SVILUPPO EMOTIVO?

Lo sviluppo emotivo è la maturità intellettuale ed emotiva di ogni individuo. È questa maturità che ci permetterà di affrontare questa o quella situazione difficile durante tutta la vita, poiché da essa dipendono gli “strumenti” che abbiamo a disposizione per affrontare i problemi che inevitabilmente incontreremo e i mezzi a disposizione per risolverli. Senza un’adeguata maturità emotiva, un bambino che diventerà poi adulto troverà più difficile districarsi dalle situazioni dolorose. Ogni fase dello sviluppo emotivo corrisponde a un’età e ogni fase è caratterizzata da specifici compiti di sviluppo. Quindi superata una fase si passa alla fase successiva. Una volta superate con successo tutte queste fasi, il bambino può raggiungere l’adolescenza ed essere preparato al meglio per diventare un adulto in grado di rispondere alle difficoltà psico-affettivo e relazionali che incontrerà.

COSA ACCADE DURANTE LA VITA DEL BAMBINO E COME AVVIENE IL SUO SVILUPPO

Tra la nascita e il 5° anno, il bambino cambia drasticamente. Stabilisce la sua personalità, imparerà a parlare, a comportarsi, ma anche a pensare. Costruisce la sua interiorità, grazie alla sua famiglia. Questa crescita fisica, psichica e sociale può essere accompagnata da manifestazioni, a volte, di ansia, rabbia, incubi notturni, intolleranza alla frustrazione, paura della separazione … arriva poi il vasino, la separazione per andare all’asilo, a volte l’arrivo di un neonato, tutti questi elementi sono tante opportunità di apprendimento ma anche di destabilizzazione. A partire dai 6 anni c’è spesso una pacificazione nei comportamenti precedenti: il bambino diventa più calmo, riesce a sopportare meglio le sue frustrazioni, le sue emozioni e le sue paure. Quindi sviluppa un’intensa curiosità per iniziare ad investire nella scuola e nell’apprendimento.
Se il bambino ha già iniziato a sviluppare le sue abilità sociali, durante questo periodo tra i 6 ei 12 anni, costruirà un’identità specifica all’interno del gruppo. Amicizie, attaccamenti, rifiuti scandiranno la sua vita e plasmeranno il suo carattere: amicizie esclusive, rifiuti massicci, attaccamento e fascino per le figure idealizzate. Si allontana dalle abitudini e dai valori famigliari. Durante questo processo, può mostrare irrequietezza, difficoltà a seguire le regole. Disturbi come l’OCD (disturbo ossessivo compulsivo), disturbi del sonno, fobie possono insorgere in modo transitorio o più duraturo. È anche l’era del pensiero in cui il ragionamento prevale sull’intuizione. Durante la scolarizzazione possono comparire difficoltà specifiche: disturbi dell’attenzione e della concentrazione, affaticamento o disturbi più specificatamente legati ad un ambito di apprendimento: dislessia, disortografia, discalculia, etc. A questa età in cui la scuola è al centro della sua vita, al bambino viene richiesto di investire molte delle sue risorse nell’ambito scolastico.

Intervento psicologico per bambini

QUANDO CHIEDERE UNA CONSULENZA

Sei preoccupato per le reazioni di tuo figlio? È triste? Si arrabbia? Non riesci a comunicare con lui? I suoi risultati scolastici stanno diminuendo? Non vuole più andare a scuola? Il suo appetito diminuisce? Bagna il letto? (enuresi) Litiga spesso con i suoi fratelli?
Paure, angosce, rabbia, delusioni spesso non trovano parole ed è il corpo che le esprime in vari modi a seconda del livello di sviluppo emotivo raggiunto dal bambino. Per cui il corpo parla con i sintomi di quelle emozioni così complesse da comprendere ed elaborare.
Il malessere del bambino può manifestarsi con un cambiamento del comportamento o del livello di energia (iperattività o al contrario apatia). Nella prima infanzia il bambino può andare in ansia quando deve separarsi dai genitori, far fatica ad addormentarsi oppure svegliarsi ripetutamente durante il sonno, aver paura di dormire nel proprio letto. Può sviluppare una paura o una fobia specifica. Altri aspetti problematici possono essere la difficoltà a mangiare, un’alimentazione molto selettiva, non avere voglia di fare quelle attività che prima lo divertivano, soffrire spesso di mal di testa, pancia, nausea o vomito, oppure sviluppare dei tic che non riesce a controllare e che diventano tanto più fastidiosi quanto più il bambino è teso o stressato.
Quando inizia la scuola primaria, invece il bambino può esprimere il suo malessere anche attraverso le difficoltà negli apprendimenti o l’angoscia di dover andare a scuola.
Possiamo osservare altri sintomi come incubi, aggressività, comportamenti morbosi o atteggiamenti regressivi, facilità al pianto e ritiro in se stesso. A scuola non riesce a concentrarsi, litiga con i compagni e viene isolato, talvolta con vissuti persecutori, etc. Nei bambini possono presentarsi anche aspetti depressivi che assumono varie forme rispetto alla depressione degli adulti.
Questo cambiamento del comportamento riflette un disagio più profondo. Il fattore scatenante può essere un divorzio, lo sradicamento dovuto a un cambio di scuola, un trasloco, ma può anche essere spiegato dall’arrivo di un fratellino o di una sorellina, un lutto o un ambiente scolastico inadeguato, un trauma non risolto.

Una delle difficoltà del trattamento dei piccoli pazienti è la difficoltà che il bambino arrivi a chiedere aiuto per i suoi bisogni e quindi arrivi all’attenzione clinica. È quindi un paziente riluttante, scontroso, persino spaventato, quello che si trova di fronte al terapeuta. L’importante in questa prima fase della consultazione è quindi creare un clima di fiducia con i genitori e con il bambino, in modo che ognuno possa esprimere le proprie preoccupazioni e ciò che sente. Ad ogni età, genitori e figli sperimentano sconvolgimenti che segnano momenti di passaggio a volte delicati.

COME LAVORO CON I BAMBINI?

Il linguaggio dei bambini è più vario rispetto a quello degli adulti. Il bambino non riesce a esprimere a parole il suo dolore, né a riconoscerlo. Per esprimersi, il bambino utilizza spesso gli spazi proiettivi: gioco, disegno, argilla, i mezzi di comunicazione che meglio riesce ad utilizzare. Nel mio lavoro con i bambini uso più canali di espressione, proprio per consentire al bambino di sentirsi a proprio agio e parlare in una lingua che gli è più familiare. Ad esempio, la tecnica della sandbox (scatola di sabbia) consente ai bambini di creare e raccontare storie in una semplice scatola di sabbia con dei personaggi. Questa tecnica si è rivelata molto efficace per il trattamento di molti disturbi. Uso anche marionette e alcune tecniche di disegno, insieme a racconti o metafore terapeutiche. Perché l’intervento terapeutico abbia successo è necessario che il bambino venga con piacere alle consultazioni. La terapia dovrebbe essere un momento importante nella vita del bambino. Molte volte i bambini mi dicono: “È ora di andare? Ma abbiamo appena iniziato… posso restare ancora un po’? Quando torno?” È in questi casi che poi riusciamo a vedere dei progressi e dei cambiamenti straordinari e rapidi.

Spesso è difficile per i genitori portare in consultazione i propri figli, poiché sentono di aver fallito in qualche cosa, pensano di non aver fatto abbastanza. Spesso hanno paura di essere incolpati, di sentirsi giudicati, ma io considero i genitori degli alleati indispensabili nel mio lavoro con i loro bambini. Io sono solo un visitatore che entra in una famiglia per un breve periodo, il tempo di aiutare il bambino a stare meglio. Sono i genitori che fanno il 1000 percento del lavoro e come madre, ho un profondo rispetto per il ruolo di genitore e conosco bene le incredibili pressioni che la società esigente e in costante cambiamento pone sui genitori.

Il malessere del bambino può essere superato soltanto grazie a una buona alleanza terapeutica, attraverso un lavoro di squadra, la collaborazione – bambino, genitori, terapeuta – che definisco “il triangolo magico”. In questa triangolazione il bambino si sente accudito e “visto” nei suoi bisogni e in questa sicurezza può riavviare quell’arresto evolutivo, “rimettersi in carreggiata” per giungere alla fine della sua maturità infantile, e arrivare all’adolescenza ben equipaggiato.

REFERENTE

Barbara De Marchi Psicologa

Barbara De Marchi

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